Filosofie di vita come una scelta di dedicare il lavoro e gli hobby alla Tecnologia Informatica , perchè?

Diagramma di Flusso tra la Filosofia e la scelta sulle strade della Logica della programmazione da prendere per offrire un sistema efficiente per il mercato della conoscenza dei dati finanziari aziendali.

Pensiero Logico Programmato
Logica di p
Programmazzione sul concetto di fisolofico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Creazione  Progetti Filosofia Scientifica

Le maggior parti di soluzioni informatiche utilizzando la filosofia del Cobol , perchè?

Filosofia Coscienza Decisione Scelta

La Programmazione lavora sulle condizioni dei criteri e la logica informatica

 

 

 

Le scelte nella vita se ne possono fare tante , per il lavoro che alcune volte inizialmente sei costretto a dedicarti o svolgere un altro lavoro.Invece per quanto riguarda i tuoi hobby la scelta dipende solamente dalla propria persona.

Il termine  Libero Arbitrio nella filosofia descrive queste situazioni un persona a la libertà di scelta di come disporre delle proprie azioni giornaliere.

Nel mondo moderno le nuove tecnologie permettono gli mettere in pratica queste teorie con i nuovi sistemi.

Io con tablet cosa posso fare?

Immaginatevi cosa voi fareste ……………….

Il tablet e diventato nella vita quotidiana di alcune persone il proprio sistema informatico duttile per tutta la giornata.

Un Manager , un Impiegato , uno Studente , una Casalinga e uno Operaio vanno a svolgere il proprio lavoro o servizio o studio e mentre che viaggiano lavorano ,  consultano o si informano per conoscere o per imparare.

Questi nuovi sistemi permettono di fare tutte queste attività nel modo più semplice e dinamico.

Quindi per molte persone diventa uno stile di vita e un modo filosofico di vedere e conoscere gli stili di vita e il mondo anche rimanendo tranquillamente nella propria poltrona o sedia di lavoro.

La nuova Tecnologia Informatica rende schiave o creano delle forme di indipendenza  da queste realtà?

Io penso di no per il semplice motivo che è schiavo e la persona che solo metodicamente alcune azioni oppure quelle  persone che passano delle giornate intere al Video Pocker oppure le persone che passano molto tempo solo nei Social Network oppure chi gioca interi week end o giornate alla Play Station, anche queste sono considerate scelte di vita ma si suppone che con il tempo divento delle vere e proprie dipendenze.

Io penso che seguire l’evoluzione della tecnologia e del mondo informatico mi ha permesso di imparare veramente un mestiere o lavoro che può essere svolto in privato o in pubblico favorendo lo sviluppò utile per qualunque cosa che faccio nella vita.

Io ho seguito questo mondo da quando  ho fatto il Volontario in ospedale o aiutato in parrocchia le animazioni per i giovani o consigliato gli anziani che vogliono imparare questo nuovo mondo che con un pò di consigli anche loro possono accendere un Personal Computer per leggere in Internet , vedere un video Culturale , scrivere un parente un messaggio di posta o mandare una foto a amici e ecc………………

La Filosofia del Cobol come scelta ideologica di sviluppo di applicazioni programmatiche e dati per la finanza della società dove lavoro la Micro Focus.

La Micro F0cus è nata 1976 per occupare una fascia di mercato dei Servizi  , Sviluppo e Soluzioni con il linguaggio di programmazione Cobol che permette di offrire alle società elle applicazioni moderne per tenere sotto controllo delle Informazioni importanti sui Bilanci Finanziari , Programmi e attività societarie.

Alcuni anni fa si pensava che il Cobol come linguaggio di programmazione poteva in poco tempo passare e lasciare il passo ad altri linguaggi più evoluti come Java eo Visual Basic ma questo per fortuna della Micro Focus che a creduto e investito ancora tanto a nuovi proteggi creati dal linguaggio di programmazione Cobol.

Per approfondire il linguaggio e il significato di questa scelta v’invito a leggere il port precedenze che parla specificatamente di questa logica o potete andare a consultare  o fare una ricerca in Google con un Tablet o un Personal Computer in Internet la voce Linguaggi di Programmazione e Cobol.

Informazioni Tecniche Informatiche in Internet:

Filosofia

« Chi pensa sia necessario filosofare deve filosofare e chi pensa non si debba filosofare deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l’addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui. »

(AristoteleProtreptico o Esortazione alla filosofia)

La filosofia (dal greco φιλοσοφία, composto di φιλεῖν (philèin), “amare”, e σοφία (sophìa), “sapienza”, ossia “amore per la sapienza”)è un campo di studi che si pone domande e riflette sul mondo e sull’uomo, indaga sul senso dell’essere e dell’esistenza umana e si prefigge inoltre il tentativo di studiare e definire la natura, le possibilità e i limiti della conoscenza.

Prima che un campo speculativo, la filosofia fu una disciplina che assunse anche i caratteri della conduzione del “modo di vita”, ad esempio nell’applicazione concreta dei principi desunti attraverso la riflessione. In questa forma, essa sorse nell’antica Grecia.

A rendere complessa una definizione univoca della filosofia concorre il dissenso tra i filosofi sull’oggetto stesso della filosofia: alcuni orientano l’analisi della filosofia verso l’uomo e i suoi interessi così come viene esposto nell’Eutidemo diPlatone, per cui essa sarebbe «l’uso del sapere a vantaggio dell’uomo».

Nel prosieguo della storia della filosofia altri autori che seguono questa opinione sono per esempio Cartesio («Tutta la filosofia è come un albero, di cui le radici sono la metafisica, il tronco è la fisica, e i rami che sorgono da questo tronco sono le altre scienze, che si riducono a tre principali: la medicina, la meccanica e la morale, intendo la più alta e la più perfetta morale, che presupponendo una conoscenza completa delle altre scienze, è l’ultimo grado della saggezza»), Thomas Hobbes, e Immanuel Kant, il quale, definisce la filosofia come «scienza della relazione di ogni conoscenza al fine essenziale della ragione umana».

Altri pensatori ritengono che la filosofia debba puntare alla conoscenza dell’essere in quanto tale secondo un percorso che, fatte le debite differenze, va dagli eleati sino ad Husserl e Heidegger.

Il Bisogno di filosofare

Secondo Aristotele, che segue in questo Platone, nascerebbe dalla “meraviglia”, ovvero dal senso di stupore e di inquietudine sperimentata dall’uomo quando, soddisfatte le immediate necessità materiali, comincia ad interrogarsi sulla sua esistenza e sul suo rapporto con il mondo:

« Infatti gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell’intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia [thaumazon] riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia. Cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall’ignoranza, è evidente che ricercarono il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica.[10] »

Tale ‘meraviglia’ però non va confusa con lo ‘stupore intellettuale’; così Emanuele Severino:

« Che la “meraviglia”, da cui – secondo il testo aristotelico – nasce la filosofia, non debba essere intesa, come di solito accade, come un semplice stupore intellettuale che passerebbe dai “problemi” (ápora) “più facili” (prócheira) a quelli “più difficili” – cioè che il timbro del passo aristotelico sia “tragico” – riceve luce dalla circostanza che anche per Eschilo l’epistéme(“conoscenza”) libera da una angoscia che sebbene sia da lui considerata “tre volte antica”, è tuttavia la più recente, perché non è quella primitiva, e più debole, dovuta all’incapacità di vivere, dalla quale libera la téchne (“tecnica”, “arte”), ma è l’angoscia estrema, il culmine al quale essa perviene quando il mortale si trova di fronte al thaûma (“meraviglia”, “sgomento”) del divenire del Tutto – al terrore provocato dall’evento annientante che esce dal niente. In questo senso anche per Eschilo l’epistéme non mira ad alcun vantaggio tecnico (982b21), è “libera” (982b27) e ha come fine soltanto sé stessa (982b27), cioè la liberazione vera dal terrore.»

Sullo stesso senso della filosofia come tentativo di liberazione dal dolore di vivere era la concezione di Schopenhauer:

« Ad eccezione dell’uomo, nessun essere si meraviglia della propria esistenza… La meraviglia filosofica … è viceversa condizionata da un più elevato sviluppo dell’intelligenza individuale: tale condizione però non è certamente l’unica, ma è invece la cognizione della morte, insieme con la vista del dolore e della miseria della vita, che ha senza dubbio dato l’impulso più forte alla riflessione filosofica e alle spiegazioni metafisiche del mondo. Se la nostra vita fosse senza fine e senza dolore, a nessuno forse verrebbe in mente di domandarsi perché il mondo esista e perché sia fatto proprio così, ma tutto ciò sarebbe ovvio.»

Queste domande di carattere universale, definibili come il problema del rapporto tra l’individuo e il mondo, tra il soggetto e l’oggetto, vengono trattate dalla filosofia secondo due aspetti: il primo è quello della filosofia teoretica, che studia l’ambito della conoscenza, il secondo è quello della filosofia pratica o morale o etica, che si occupa del comportamento dell’uomo nei confronti degli oggetti e, in particolare, di quegli oggetti che sono gli altri uomini, che egli presume siano individui come lui, perché appaiono a lui simili, pur non potendoli veramente conoscere al di là delle apparenze esteriori.

Origine e significato del termine

La datazione del primo utilizzo del termine greco antico philosophia e dei suoi derivati philosophos (filosofo) e philosophein (filosofare) è controversa. La maggioranza degli studiosi ritiene che tali termini non possano essere fatti risalire in alcun modo ai presocratici del VII e VI secolo a.C. e per alcuni di questi nemmeno a Pitagora o ad Eraclito.Secondo Pierre Hadot:

« In effetti tutto lascia supporre che queste parole facciano la loro comparsa solo nel V secolo: nel secolo di Pericle che vede Atene brillare non solo per la supremazia politica, ma anche per lo splendore intellettuale; al tempo di Sofocle, di Euripide, dei sofisti, e anche al tempo in cui lo storico Erodoto, originario dell’Asia Minore, nel corso dei suoi numerosi viaggi venne a vivere nella famosa città. È forse proprio nella sua opera che si incontra per la prima volta il riferimento a una attività “filosofica”. »
(Pierre HadotChe cos’è la filosofia antica? Torino, Einaudi, 1998, pag. 18)

La parola filosofia indica un nesso fondamentale fra il sapere e l’amore, inteso non tanto nella sua forma passionale (anche se l’eros, ildesiderio, per Platone,[16] è il movente fondamentale della ricerca filosofica), ma in un’accezione più vicina al sentimento dell’amicizia.

« Per gli autori la Grecia classica ha superato la figura del Saggio per confrontarsi con quella dell’Amico: cioè qualcuno che non possiede il vero, ma lo ricerca pur essendo convinto della sua irraggiungibilità. Se il saggio venuto dall’Oriente pensa per figure, L’Amico del sapere pensa per concetti, promuove la formazione di una società di eguali, senza rinunciare all’essenziale gioco dialettico della discussione e della diversità, che può giungere alla rivalità, alla sfida, alla competizione. »
(Gilles Deleuze – Félix Guattari, Che cos’è la filosofia?, Ed. Einaudi, 2002 pag.13)

Aristotele dedica una parte importante della sua Etica Nicomachea (libri VIII e IX) alla discussione della philìa, tradotto tradizionalmente con “amicizia”.Per Aristotele la forma più nobile di amicizia è quella che non si basa solo sull’utile o sul dilettevole, ma sul bene. Il filosofo, sarebbe dunque l'”amico del sapere”, cioè del conoscere, non per usarlo come mezzo o solo per piacere intellettuale, ma come fine a sé stesso. Come tale egli si accompagna al sapere, essendo consapevole di non poterlo possedere del tutto: così ad es. in Pitagora, indicato dalla tradizione come il creatore del termine “filosofo”, quando avvertiva che l’uomo può solo essere amante del sapere ma mai possederlo del tutto, poiché questo appartiene interamente solo agli dei.

 

Il Mondo contemporaneo della Filosofia con Informatica.

Nel mondo contemporaneo, dominato dalla tecnologia informatica e dalla velocità, insegnare ai giovani una disciplina come la Filosofia presenta notevoli problemi, posti dalla necessità di giustificare l’utilità pratica di tale apprendimento. Sempre più spesso, difatti, il docente è costretto a dover fornire agli allievi spiegazioni chiare e concise circa il valore ed il senso della Filosofia. Comunemente si crede che la speculazione verbale, così come le elucubrazioni mentali, siano assai poco significative per la quotidianità. Risulterebbe certamente più vantaggioso conoscere nozioni di economia, piuttosto che vagheggiare attorno a problemi di ordine metafisico o morale.

Eppure, quanto più se ne parla, anche a livello di statuto epistemologico e di competenze in grado di trasmettere, tanto più la Filosofia trova spazio nelle scuole secondarie superiori. La stessa riforma Moratti, estendendo a tutti gli indirizzi di studio l’impostazione gentiliana , prevedeva la sua introduzione nei licei tecnologici. Si è finalmente compreso che una scuola che intenda formare.

deve saper adoperare tutti gli attrezzi culturali necessari allo scopo. Ed è consolante, sebbene attraverso tante contraddizioni, apprendere che anche i Ministri della Pubblica Istruzione abbiano capito quanto bisogno ci sia di Filosofia nel mondo del lavoro, e nella società in generale. L’uomo incapace di riflettere è solo un vuoto simulacro senza anima né intelletto. L’abilità di sentire l’appartenenza al genere umano si estrinseca tutta nell’attitudine a partecipare alle emozioni degli altri, esercitando il valore prezioso della condivisione fraterna che lega l’umanità intera. Il senso della Storia, percepito come memoria propria di ciascun individuo, e cammino intrapreso nel tempo da tutti i popoli del presente e del passato, si accompagna alla consapevolezza di essere parte integrante di una comunità sociale e civile, cronologicamente anteriore all’idea di stato. Se i docenti di Filosofia riuscissero a trasmettere ai giovani la consapevolezza che attraverso lo studio e l’approfondimento di questa disciplina essi potranno finalmente giungere al possesso di se stessi, avrebbero già fatto molta strada nel ribadire il ruolo e il fondamento del loro insegnamento scolastico. Per tradizione ormai consolidata, si sa che l’esercizio della scienza filosofica si esplica essenzialmente attraverso l’attività del pensiero speculativo attorno ai massimi problemi dell’uomo.

E, parimenti, si sa che l’uomo contemporaneo ha problemi differenti da quello che viveva nelle colonie greche dell’Asia Minore, culla delle prime ricerche metafisiche intorno all’arché originario. Attualmente la disquisizione attorno al fondamento ontologico del reale è argomento caduto in disuso. La sua desuetudine è imputabile all’interesse rivolto con sempre maggiore preoccupazione all’uomo come tale. La filosofia che ha dominato recentemente è proprio l’esistenzialismo, perché

interpreta la presenza storica dell’umanità come processuale dipanarsi del segmento esistenziale che si esplica tra la nascita e la morte. La precarietà del percorso che tutti chiamano vita è oggetto di problematiche legate alle questioni educative e formative, al sentire religioso, all’attività politica, alle relazioni umane intersoggettive. Nulla di più distante dal quesito metafisico sul fondamento ontologico originario. Molti hanno chiamato questa ragione contemporanea, che manca dell’impalcatura solida delle grandi sintesi razionali, pensiero debole. Quasi a voler intendere che la Filosofia abbia smarrito, ormai, i suoi oggetti speculativi forti, destinati a trovare risoluzione in ben altri ambiti scientifici, per divenire l’anticamera della riflessione salottiera e pigra. Come recuperare, allora, il senso forte della ricerca ontologica in Filosofia diventa problema fondamentale per giustificare lo statuto epistemologico di una scienza educativa di primo piano e valore. Il suo ruolo, accanto alle altre discipline scolastiche, deve essere riscoperto nella sua integrità, per conferire all’esercizio filosofico del pensiero dignità propria e statura metodologico-didattica. La Filosofia, difatti, vanta rispetto alle altre discipline la capacità di comprendere l’uomo nella sua totalità di persona, cioè di unità inscindibile di corpo e anima. Per questa sua specificità costituzionale, che gli insegnanti hanno l’obbligo di conoscere e di esercitare con professionalità,

essa assume un ruolo principe tra le materie scolastiche impartite agli allievi. La Filosofia possiede, difatti, anche qualcosa in più, che va molto oltre il contenuto disciplinare e problematico argomentativo. Prevedendo, accanto alla dissertazione tematica, la riflessione sui metodi di apprendimento, e divenendo essa stessa strumento didattico e tecnica empirica. Ed in quanto tale metafilosofia. Che si parli di Filosofia in quanto scienza teoretica, o di metafilosofia in quanto riflessione sistematica sui principi pedagogico didattici concernenti le modalità pratiche del suo insegnamento, la speculazione ruota sempre attorno ad un unico oggetto di osservazione e di approfondimento: l’uomo. La sua realtà problematica rappresenta il divenire della filosofia nelle varie forme specialistiche: filosofia politica, etica e morale, gnoseologia, pedagogia, metafisica ed epistemologia. Recuperare, perciò, una teoresi ontologicamente fondata per un pensiero che possa dirsi a buon diritto “forte”, potrebbe, dunque, voler dire riappropriarsi fino in fondo dell’oggetto della Filosofia. La riscoperta della persona umana, nel suo valore integrale, posta al centro di qualsivoglia tipo di approfondimento teoretico filosofico, si rivela sempre più la strada giusta da percorrere, sia a livello contenutistico disciplinare, sia, soprattutto, per quanto riguarda il discorso sulla metodologia didattica e le strategie utilizzabili dal docente. Provando ai giovani allievi dei corsi di Filosofia il peso teoretico, ma anche l’importanza pragmatica di un siffatto approccio alla disciplina, si andrebbe anche a dimostrare il valore concretamente umano dell’indagine filosofica, sfatando il mito dell’inutilità della speculazione, intesa come riflessione approfondita sulle problematiche di fondamento e di senso. Le sole che possono conferire significato vero alla comune universale avventura di esistere.

Libero Arbitrio

Il libero arbitrio è il concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni persona è libera di fare le sue scelte. Ciò si contrappone alle varie concezioni deterministiche secondo le quali la realtà è in qualche modo predeterminata (destino), per cui gli individui non possono compiere scelte perché ogni loro azione è predeterminata prima della loro nascita (predestinazione o servo arbitrio).

Il concetto di libero arbitrio ha implicazioni in campo religiosoetico e scientifico.
In campo religioso il libero arbitrio implica che la divinità, per quanto onnipotente, scelga di non utilizzare il proprio potere per condizionare le scelte degli individui.
Nell’etica questo concetto è alla base della responsabilità di un individuo per le sue azioni.
In ambito scientifico l’idea di libero arbitrio determina un’indipendenza del pensiero inteso come attività della mente e della mente stessa dalla pura causalità scientifica.

Le posizioni sul problema filosofico del Libero Arbitrio sono semplificate in queste due possibilità:

  1. Il determinismo è certo?
  2. Esiste il libero arbitrio?

Il determinismo è l’idea che tutte le cose che accadono nel presente e nel futuro sono una conseguenza necessaria causata dagli eventi precedenti.

Il compatibilismo (anche detto determinismo morbido) crede che l’esistenza di libero arbitro sia compatibile con il fatto che l’universo sia deterministico, all’opposto l’incompatibilismo nega questa possibilità. Il determinismo forte è una versione dell’incompatibilismo che accetta che tutto sia determinato anche le azioni e la volontà umane. Il libertarismo (in inglese, Libertarianism) si accorda con il Determinismo forte solo nel rifiutare il compatibilismo; ma i libertari accettano l’esistenza di un certo libero arbitrio insieme con l’idea che esistano alcune cose indeterminate.

L’argomento standard contro l’esistenza del libero arbitrio è molto semplice. O il determinismo è vero o l’indeterminismo è vero. Queste due posizioni esauriscono le possibilità logiche da contemplare. Se il determinismo è vero noi non siamo liberi. Se l’indeterminismo è vero, le nostre azioni sono casuali e la nostra volontà manca di controllo per essere comunque moralmente responsabili.

Libero Arbitrio nella Scienza

Fino a poco più di un secolo fa la comunità scientifica credeva fermamente in un universo deterministico, ciò sostanzialmente significava che date le condizioni iniziali di un processo fisico, cioè note un certo numero di informazionisufficienti, si era in grado di conoscerne l’esito e lo sviluppo con accuratezza assoluta, ovvero con certezza. Con l’avvento delle prime conoscenze in campo atomico e in seguito quantistico, in particolare coi principi di indeterminazione di Heisenberg, la scienza è stata eletta a prova a favore della possibilità reale dell’Indeterminismo come regolatore dell’universo. La fisica moderna è una mistura di teorie deterministiche e stocastiche, per esempio la meccanica classica è in grado di predire eventi in base al livello di conoscenza delle condizioni iniziali, tuttavia la meccanica quantistica predice eventi solo in termini di probabilità, che non è più frutto di una incompleta conoscenza del sistema fisico ma una caratteristica intrinseca del mondo quantistico. Si potrebbe ribattere che la moderna teoria quantistica abbia valenza solo a livello microscopico: questo è dovuto sostanzialmente al ridottissimo valore che assume la Costante di Planck (dell’ordine di 10^-34) che sta alla base dell’intera teoria in quanto determina la quantizzazione delle principali grandezze fisiche quali l’energia e il momento angolare. D’altra parte è dimostrato che molti fenomeni macroscopici si basano su effetti quantistici, tra cui la superconduttività e la superfluidità. Inoltre, alcuni generatori hardware di numeri casuali fanno uso di effetti quantistici amplificati in segnali utilizzabili nella pratica. Boltzmanncredeva che il mondo atomico fosse governato dal disordine, ritenendo che una teoria di tipo probabilistico fosse solo un’approssimazione della realtà macroscopica, dipingendo dunque la natura in modo non completamente determinato.

L’essere umano è un complesso sistema fisico composto da molecole che fanno uso di reazioni chimiche, fisiche, proprio come ogni altro sistema fisico nell’universo, dunque soggetto alle stesse leggi della fisica che conosciamo. In particolare, il cervello umano sfrutta una serie di reazioni chimiche e chimico-fisiche che generano i campi elettrici e magnetici tramite i quali avviene la comunicazione dei neuroni, quindi la decisione volontaria di un individuo avviene attraverso queste reazioni, regolate a loro volta da leggi fisiche ben precise; a questo punto, essendo la “scelta” frutto delle medesime leggi, sorge una domanda fondamentale: “il comportamento di una persona è regolato o meno dallacasualità quantistica?”, se così fosse significherebbe che la libertà individuale in quanto tale verrebbe a crollare poiché frutto di leggi fisiche non controllabili se non in termini di probabilità e dunque completamente dettate dal caso.

Tuttavia anche nel caso diametralmente opposto, ovvero nel caso in cui le stesse leggi fisiche fossero interpretate con la fisica classica e quindi risultassero deterministiche, si vedrebbe di nuovo venir meno la libertà della “scelta”, in quanto conseguenza di una complessa serie di processi fisici, e anche qui il libero arbitrio verrebbe a cadere.

Dunque, rimangono solamente due possibilità:

  • l’interpretazione deterministica della natura, secondo la quale sono solo le leggi fisiche a dettare i comportamenti umani
  • l’interpretazione indeterministica, per cui ogni evento è dettato dal caso e le scelte individuali sono la naturale conseguenza di questi processi casuali

Una persona è quello che è in base alle proprie azioni, un uomo viene giudicato colpevole o innocente secondo le proprie scelte, dunque il problema del libero arbitrio continua a presentarsi e a porre delle domande: “Possiamo prevedere i comportamenti umani?”, “Le scelte sono solo il frutto di leggi fisiche deterministiche o di leggi quantistiche e in definitiva regolate dal caso?”

In entrambi i casi non rimarrebbe molto spazio per il libero arbitrio, se non tramite una teoria del tutto che apra la via per differenti interpretazioni.

Il software gestionale

Il software gestionale rappresenta l’insieme dei software che automatizzano i processi di gestione all’interno delle aziende. Essi si dividono principalmente in macro gruppi:

  • Software di Contabilità
  • Software per il magazzino
  • Software per la produzione
  • Software per il budgeting
  • Software di gestione ed analisi finanziaria

Come per tutti i prodotti software ha avuto una rapida evoluzione dopo i primi anni settanta legata soprattutto alla progressiva diminuzione del costo degli elaboratori e alla diffusione della professione di sviluppatori software.

Anche la nascita di ambienti di sviluppo come il COBOL ha accelerato il processo di diffusione portando il computer e software dedicati alla gestione aziendale sempre più vicino a tutti i lavoratori.

Intorno agli anni novanta si è assistito ad un cambiamento, il passaggio dai software di gestione con interfaccia a caratteri a quelli di nuova generazione ad interfaccia grafica, inoltre le stampe sono passate dalle tipiche a caratteri e quelle grafiche su laser.

Software per la Contabilità

Esistono centinaia di software gestionali per la contabilità.

Le funzionalità tipiche di un software gestionale per la contabilità sono:

  • Gestione delle scritture in prima nota
  • Gestione dei registri iva e delle liquidazioni iva
  • Stampe e riclassificazioni del bilancio contabile
  • Gestione delle partite/scandenze

Software per la produzione

Caratteristica sostanziale dei software per la produzione è la capacità di migliorare il ciclo informativo aziendale sui processi di produzione. Tipicamente i prodotti di questo tipo hanno una serie di moduli classici che sono:

  • Gestione della distinta base
  • Gestione dei lanci di produzione
  • Gestione della raccolta dei dati della produzione

Gestione della distinta base

La distinta base non è nient’altro che la lista dei materiali e delle lavorazioni che sono necessarie per la realizzazione di un determinato prodotto. Esempio classico è la bicicletta. Sono necessari un telaio, due ruote, un manubrio, una forcella, i freni, i cavi dei freni, le viti per assemblare il tutto e il faretto da strada. Tra le lavorazioni abbiamo la verniciatura dei pezzi, il montaggio dei pezzi e il collaudo.

È possibile utilizzare delle sotto distinte se ad esempio anche la ruota è prodotta internamente e sarà formata dal cerchio, i raggi e il mozzo.

Pianificazione del fabbisogno dei materiali

In ogni azienda che produce qualche cosa c’è una persona che deve rispondere a tre domande: – Che cosa produrre? – Quanto produrre? – Quando produrre? La tecnica universalmente usata per rispondere a questa domanda si chiama MRP, che viene tradotta in Italiano come Pianificazione del fabbisogno dei materiali.

Gestione dei lanci di produzione

Nella gestione dei lanci di produzione viene calcolata, a fronte di un ordinativo di prodotti finiti, la disponibilità di magazzino con evenatuale riordino della materia prima al fornitore e la necessità di andare a produrre dei semilavorati/prodotti finiti anche conto terzi.

Se ad esempio abbiamo un ordine di 50 biciclette e abbiamo a magazzino: 25 biciclette, 50 ruote e 20 telai, il lancio di produzione dirà di:

Ordinare 5 telai Montare 25 biciclette Consegnare 50 biciclette

Gestione della raccolta dati di produzione

Si sono sviluppati nel tempo diversi sistemi per il rilevamento sia dei tempi di lavorazione che di stato delle lavorazione. Questi sistemi permetto all’ufficio di produzione di calcolare l’attuale livello di avanzamento della produzione e di stabilire i carichi delle singole risorse sia umane che macchina.

Software gestionale inteso come supporto ai processi aziendali

Un altro metodo di classificazione del software gestionale riguarda il livello di supporto all’interno di una struttura gerarchica aziendale. Sotto questo punto di vista individuiamo:

  • Software per il supporto operativo: software dedicato al supporto dei processi operativi ed agli scambi d’informazione orizzontale tra uno o più reparti dei processi produttivi (livello più basso della scala gerarchica aziendale). Ne sono un esempio tutti i software che vengono utilizzati direttamente dagli addetti del processo di produzione: acquisizione materie prime, software per l’avvio della macchina di produzione, gestione dei work in progress
  • Software per il supporto direzionale: software dedicato al supporto di tutti i processi direzionali aziendali. Ottimizzazione degli scambi d’informazione dal livello più basso al livello più alto della scala gerarchica e viceversa. Un passaggio delle informazioni di questo tipo è detto verticale e riguarda informazioni di controllo e direzionali su un determinato processo produttivo. Un esempio sono i software che vengono utilizzati dai responsabili di un determinato processo per il controllo del numero dei prodotti venduti o, più in generale, per il controllo delle performance di processo.
  • Software per il supporto strategico: software dedicato al supporto delle decisioni strategiche. Questi software sono in grado di effettuare previsioni di performance sulla base di dati storici aziendali in modo da permettere una migliore scelta strategica da parte del management.
Invetrice del Cobol
La scoperta di un linguaggio come concetto logico per la gesione di applicazioni per il mondo finanziario.

Cinquant’anni seguendo la filosofia del  Cobol 

L’informatica è famosa per il ritmo frenetico con il quale si avvicendano i prodotti e arrivano le novità. C’è però una parte dell’informatica che va avanti praticamente invariata da cinquant’anni.

Si chiama COBOL: un linguaggio di programmazione, il cui nome fu coniato nel settembre del 1959, partendo dalle iniziali di Common Business-Oriented Language, da parte di un comitato delle grandi aziende informatiche dell’epoca (Burroughs Corp., IBM, Minneapolis-Honeywell, RCA, Sperry Rand, Sylvania Electric Products) e da alcune agenzie governative statunitensi.

Doveva essere una soluzione di breve durata per offrire un modo più semplice e intuitivo di scrivere programmi per computer, ma secondo le statistiche della società londinese Datamonitor, citate da The Register, nel mondo oggi sono ancora in funzione circa 200 miliardi di righe di istruzioni in COBOL, a cui se ne aggiungono 5 miliardi ogni anno, perché questo linguaggio viene usato ancor oggi da molti dei servizi che usiamo quotidianamente, senza che ce ne accorgiamo.

Ci sono stati molti altri linguaggi di programmazione che sono nati e morti o quasi scomparsi, come il MANTIS, il FORTRAN o Smalltalk, ma il COBOL resiste: secondo l’analisi della società MicroFocus, chi abita per esempio negli Stati Uniti dipende da sistemi basati su COBOL almeno 13 volte al giorno: per esempio per la gestione delle telefonate, per l’uso delle carte di credito, per le transazioni bancarie.

In altre parole, non tutto in informatica si butta via perché è passata la moda del momento. Sarà un caso che il COBOL fu creato in gran parte da una donna? La madre del COBOL fu infatti Grace Hopper (nella foto): un bel peperino, visto che era una matematica laureata a Yale, una ricercatrice informatica e anche ufficiale della Marina degli Stati Uniti, promossa poi al grado di contrammiraglio.

Fra gli altri suoi meriti storici, quello che per molti è il primo “bug” letterale della storia dell’informatica: il termine inglese bug era già in uso in altri campi almeno sin dai tempi di Edison per indicare un difetto di un circuito o di una macchina, ma i colleghi della Hopper trovarono un insetto vero e proprio (bug, in inglese, appunto) incastrato in un relé di uno dei computer dell’epoca (anno 1947) e lei lo appiccicò al registro di lavoro, annotando che si trattava del primo caso di vero e proprio bug trovato in un computer. Nella sua lunghissima carriera, Grace Hopper raccontò spesso l’episodio, rendendo popolare il termine bug anche fra gli informatici.

Quando le origini sono radicate da ottime fondamenti i prodotti hanno un ciclo di Vita Infinito nel Tempo.

Il Cobol ve lo dimostra.

 

 

Ororole e Pensieri Libero Arbitrio
La coscienza fa riflettere e la logica fa creare delle logiche filosofari.

 

 

 

 

 

 

Pubblicato da itpaservicepad

Supporto sui Servizi Informatici basato su una ottima esperienza a livello pubblico e privato aziendale.