Introdurre la Meritocrazia nel lavoro può servire a dare una nuova sinergia al mondo della economia in Italia ?

La Meritocrazia nel lavoro può servire a dare una nuova sinergia al mondo della economia in Italia?
Il valore delle proprie idee.

Il significato che io posso dare a questa parola :la meritocrazia è quel aspetto che appartiene al uomo di essere una lavoratore competente nel proprio campo professionale che gli viene riconosciuto dalle società che attraverso i propri dirigenti danno ad alcune persone la possibilità di esprimere le proprie idee e le sue conoscenze. Nel mondo del lavoro moderno in Italia questo tema non viene più trattato come mezzo di valutazione quando si sceglie un lavoratore da assumere. In altre nazioni del mondo come negli Stati Uniti e in Canada quando una società vuole assumere qualcuno i primo dato che vogliono valutare e proprio quello della conoscenza della propria materia e quindi utilizzare il concetto della meritocrazia per dare una possibilita di fare carriera nel mondo del lavoro. In Italia ci sono ancora molti imprenditori che per assumere scelgono il metodo della conoscenza del lavoro perchè gli è stato consigliato da un’altro suo collega e cosi via diventa una catena.Questo può essere positivo da un lato ma il problema principale rimane sempre se il consiglio del collega e vero sulle capacità del individuo scelto oppure e solo una maschera che può cambiare pelle una volta che il dipendente viene assunto?Vi riporto due righe che parla di questo argomento.Cos’è la meritocrazia………………………. Che cos’è la meritocrazia? Licenziare i “fannulloni” nel settore pubblico? Eliminare le raccomandazioni? Nulla di tutto ciò. Licenziare i “fannulloni” è sacrosanto, ma cosa fare dei milioni che non sono fannulloni e che bisogna valorizzare? Negli USA, patria della meritocrazia, le “recommendations” portano a riempire un posto di lavoro su due. Si tratta però di “raccomandazioni” molto diverse dalle nostre. Chi segnala qualcuno particolarmente bravo e adatto per un posto di lavoro lo fa con grande cautela, perché mette in gioco la propria stessa reputazione e risponderà moralmente della performance della persona segnalata; da noi, invece, si raccomandano con leggerezza persone che non si conoscono (dal punto di vista delle capacità professionali) per posti di lavoro che non si conoscono. Meritocrazia è un sistema di valori che valorizza l’eccellenza indipendentemente dalla provenienza, dove “provenienza” indica un’etnia, un partito politico, l’essere uomo o donna; ma in Italia “provenienza” significa soprattutto la famiglia di origine. In Italia il sistema di valori è molto meno meritocratico di quello di altre società, come quella nord-americana e scandinava, molto più capaci di assicurarsi che la classe dirigente (il top 1 per cento o 10 per cento, a seconda delle definizioni) sia la migliore possibile. “Meritocrazia” spiega come in Italia l’assenza di questo sistema di valori abbia prodotto una classe dirigente debolissima: la mancanza di meritocrazia è molto più pervasiva di quanto non si creda, ed è diventata la causa principale del declino della nostra economia. Una classe dirigente inadeguata di policy makers, leader e dirigenti della pubblica amministrazione e purtroppo anche di azionisti che non si sono meritati la proprietà della propria impresa. Sir Michael Young, il laburista inglese che nel 1954 creò il termine “meritocrazia”, ha inventato l’“equazione del merito”: I+E=M, dove “I” è l’intelligenza (cognitiva ed emotiva, non solo l’IQ) ed “E” significa “effort”, ovvero gli sforzi dei migliori. La “I” porta a selezionare i migliori molto presto, azzerando i privilegi della nascita e valorizzandoli attraverso il sistema educativo: è l’essenza delle “pari opportunità”. La “E” è sinonimo del libero mercato e della concorrenza che, sino a prova contraria, sono il metodo più efficace per creare gli incentivi economici per i migliori. I due valori della meritocrazia, pari opportunità grazie al sistema educativo e libero mercato, sono spaventosamente carenti nella società e nell’economia italiane. Le pari opportunità per i giovani si fermano a Roma: i giovani del Sud hanno scuole pessime, come dimostrano i loro test PISA (a livello di Uruguay e Thailandia, anche se nessuno lo sa, dato che i voti assegnati agli studenti dagli insegnanti sono buoni, al livello di quelli del Nord). Le pari opportunità per le migliori donne italiane non esistono, dato che il “soffitto di vetro” per le migliori italiane è il peggiore del mondo sviluppato: le donne italiane sono quelle che lavorano di meno e fanno meno figli. La concorrenza non è un concetto amato dalla nostra società ed economia, come dimostrato da diverse ricerche. Non ha mai interessato i nostri policy makers, che preferiscono proteggere imprese e lavoratori a scapito di consumatori e cittadini: i politici si interessano al problema dell’Alitalia per proteggere gli interessi dei piloti e dei lavoratori degli aeroporti, non l’interesse di milioni di passeggeri. Ma il libero mercato non ha mai interessato davvero anche molti imprenditori italiani che, invece di far crescere la propria azienda valorizzando il talento non famigliare, preferiscono tenere il controllo della governance e della leadership in famiglia: “piccolo è bello”, perché permette all’impresa di servire gli interessi della famiglia e non viceversa, come avviene nelle grandi aziende famigliari globali. Si dice che la società italiana abbia una “cultura non meritocratica”, soprattutto a causa del “catto-marxismo”, ma questo è solo parzialmente vero. Intanto la meritocrazia è un concetto recente dato che è “nato” nel secolo scorso. A parte M. Young, che ideò il termine nel 1954, la data ufficiale di nascita della meritocrazia è il 1933, quando J. Conant, presidente di Harvard, concepì l’ETS (Education Testing Service), grazie al quale prese piede il SAT (Scholastic Aptitude Test), che divenne l’“arma segreta della meritocrazia” perché permise di “portare ogni giovane talento da ogni parte del Paese a laurearsi a Harvard, che si tratti di un figlio di ricchi o che non abbia un penny, che abiti a Boston a San Francisco”, nelle parole dello stesso Conant. L’Italia è solo in ritardo di un centinaio di anni: il “catto-marxismo” c’entra dunque poco, dato che le “levatrici” della meritocrazia sono stati in Inghilterra il partito laburista (a cui apparteneva M. Young) e in America la Chiesa Protestante. Il ritardo è causato dalla forza abnorme della famiglia italiana, che genera quel “familismo amorale” italiano studiato dai sociologi di tutto il mondo e giustificato dalla debolezza dello Stato che non è riuscito a creare fiducia nei cittadini. Gli italiani non hanno fiducia nella giustizia, nella scuola, nella sanità pubblica, e si rifugiano nella “famiglia” in senso allargato. Così si spiega lo strapotere di associazioni come Confindustria e Confcommercio, che sono dei veri benchmark mondiali. L’azienda di famiglia si passa oggi di padre in figlio (maschio) esattamente come 150 anni fa in tutto il mondo si passava la proprietà della terra: ma negli altri paesi ci si è resi conto che sono avvenute la rivoluzione industriale e quella post-industriale. Da noi si pensa che meritocrazia sia sinonimo di ineguaglianza: è dunque essenziale vincere la “paura della meritocrazia”. Nel saggio dimostro come proprio l’assenza di meritocrazia abbia portato al paradosso che l’Italia è diventata la società più ineguale del mondo occidentale. L’ineguaglianza “statica” (il rapporto tra il reddito del top 10 per cento e bottom 10 per cento) in Italia è altissima, quasi a livello degli USA e Regno Unito; tuttavia questi paesi, avendo una maggiore mobilità sociale, grazie alle pari opportunità, sono meno ineguali. La nostra mobilità sociale (poco misurata, perché non ha interessato molti) è invece molto bassa: siamo dunque il paese più ineguale, perché chi è povero è relativamente molto più povero ed è destinato a restare tale. In Meritocrazia sono comunque ottimista, perché i tempi sono maturi per un cambiamento e perché ho scoperto e descritto in un capitolo i “semi del merito”, isole italiane di eccellenza che dimostrano che la meritocrazia è possibile anche da noi. La Normale di Pisa, l’Istituto Italiano di tecnologia (che per una volta ha reso positiva la “bilancia dei cervelli”), il Premio Nazionale Innovazione (Business Plan Competition nazionale tra i migliori giovani scienziati italiani), il First Generation Network (la rete di imprenditori di prima generazione che non hanno ereditato la proprietà della propria azienda), aziende come Luxottica e Unicredit. Il “seme del merito” più sorprendente è sicuramente il Tribunale di Torino il cui Presidente, il dottor Mario Barbuto, ha ridotto in pochi anni i tempi della giustizia civile: a Torino oggi più del 90 per cento dei processi dura meno di tre anni. Meritocrazia non si ferma quindi alle denunce, ma fa anche quattro proposte concrete per rilanciare il merito nella nostra società ed economia, orientate a rafforzare i due valori di base: pari opportunità e concorrenza/libero mercato. Quattro proposte concrete per promuovere la meritocrazia in Italia 1. Lanciare una delivery unit (“unità di consegna”) simile a quella utilizzata da Tony Blair per “consegnare” ai cittadini miglioramenti concreti e misurabili nella qualità del settore pubblico, grazie a un approccio innovativo per creare una giovane ed eccellente classe dirigente nella Pubblica Amministrazione. 2. Creare un sistema di testing nazionale standard per misurare la qualità della nostra scuola e il merito di insegnanti, che sono l’unica vera leva per aumentare il merito degli studenti. Gli obbiettivi sono a) selezionare qualche università di eccellenza; b) aumentare il numero dei laureati triennali che trovano lavoro adeguato; c) migliorare drasticamente la qualità della scuola primaria e secondaria, in particolare al Sud. 3. Introdurre una Authority per i servizi locali (commercio, turismo, trasporti), che sono una parte essenziale dell’economia e che oggi sono vittime di policies anti-concorrenza e produttività perché ladevolution rende le amministrazioni locali sempre più preda delle lobby locali. 4. Introdurre una normativa o codici di comportamento per i Consigli di Amministrazione delle società quotate simile a quella Norvegese, che impone che il 40 per cento dei membri di un CdA siano donne. Il “soffitto di vetro” nei CdA italiani per le donne è il peggiore in assoluto, e ridurlo è interesse delle imprese, non delle donne, perché abbondanti ricerche dimostrano che imprese con leadership anche femminile crescono e guadagnano di più. Vi invito a esplorare Meritocrazia per saperne di più su ognuna delle quattro proposte. Roger Abravanel Questa persona in questo articolo vi dimostra come è molto importante per l’economia italiana di cambiare rotta e dare valore alla Meritocrazia nel mondo del lavoro per non perdere lo status symbol del lavoro come dice la costituzione “PRINCIPI FONDAMENTALI, Art. 1.L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”Questo significa che andando avanti di questi tempi oltre alla perdita del valore del Made in Italy si sta perdendo una parte importante della costituzione italiana a favore della illegalità nel mondo del lavoro.Quindi vi chiedo in quale modo secondo voi le società possono dare nuove possibilità di permettere a tutti di dare il meglio alle persone che se lo meritano nel mondo del lavoro moderno ?Io una risposta la fornisco e quella di una riqualificazione e una flessibilità delle aziende di riconoscere e dare la possibilità a tutti di esprimere il proprio potenziale.Quindi utilizzare il metodo della Meritocrazia anche dopo che viene assunto e col tempo meritare quello che all’inizio a dichiarato e se col tempo queste riconoscenze non vengono mantenute utilizzare il significato opposto della parola cioè il declassamento a ruoli più marginali e meno manageriali che possono essere più strategici per l’azienda in questione.

Pubblicato da itpaservicepad

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